a cura di Luca Salvi
È arrivato il momento di fare i conti
Proseguiamo il nostro viaggio all’interno del
Controllo di Gestione parlando oggi del perché fare
un Piano Economico Finanziario (PEF) e del perché
utilizzare lo strumento del Business Plan (BP) che
rappresenta sicuramente l’aspetto più importante e
complesso del PEF.
Cominciamo innanzitutto col dire che il PEF riveste
un duplice ruolo: è uno strumento di valutazione
economica che, attraverso la comparazione costi/
ricavi attesi da un progetto, permette di stabilire la
convenienza o meno dello stesso ed è un elemento
di valutazione finanziaria in merito alla capacità
del progetto proposto di coprire il debito assunto
e in merito alla sua capacità di generare margini e
redditività.
Il PEF dunque è indispensabile per verificare
la fattibilità economica e finanziaria di un’idea
imprenditoriale o semplicemente di un singolo
investimento proiettando le previsioni di costi e
ricavi su un orizzonte temporale di 3-5 anni e può,
anzi deve, essere utilizzato anche per effettuare il
controllo di gestione.
Da questo punto di vista il Business Plan è
spesso considerato come lo strumento guida per
l’imprenditore attraverso il quale vengono definiti
gli obiettivi dell’impresa, le strategie da adottare, i
bilanci previsionali e la composizione della struttura
finanziaria.
In modo molto semplicistico però il BP viene
redatto soltanto quando l’azienda deve richiedere
finanziamenti pubblici o privati, tralasciando l’aspetto
più concreto e realistico di tale strumento: quello di
dover essere sempre disponibile per l’imprenditore.
Ciò è vero soprattutto nei casi in cui, ad esempio,
durante lo svolgimento della propria attività si
verifichino fatti o situazioni tali da causare un
allontanamento dagli obiettivi programmati: il BP
interviene in tutta la sua efficacia in soccorso
dell’impresa consentendo il confronto tra dati
preventivi e consuntivi: permette di individuare,
comprendere e mettere in atto tutti gli opportuni
accorgimenti per rimettere in carreggiata l’attività.
Il BP assolve dunque a una funzione interna come
strumento gestionale che accompagna la vita
di una impresa anche ben oltre le fasi di start-up
e a una funzione esterna come presentazione
del progetto agli interlocutori esterni al fine di
convincerli sulla bontà dell’iniziativa e ottenere i
fondi necessari alla sua realizzazione.
A prescindere dalla bontà del progetto, un BP, a
chiunque si rivolga (sia esso un pubblico interno
o esterno), deve in entrambi i casi rispettare delle
regole di redazione.
In particolare esso deve avere uno stile semplice
accompagnato non da un uso massiccio di grafici
e tabelle e spiegare in modo chiaro le ipotesi su
cui si fonda e supporle con documenti, allegati e
informazioni numeriche credibili.
Dal un punto di vista pratico, tanto per dare un’idea
di come debba essere predisposto e non essendo
questa (per ovvi motivi di spazio) la sede per
approfondire il tema, il BP di impresa si compone
sostanzialmente di due macro-aree.
Una parte descrittiva nella quale viene presentata
l’azienda (il progetto e/o idea imprenditoriale),
l’analisi del mercato e della eventuale concorrenza
e le strategie che si metteranno in atto per il
raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Una parte economica e finanziaria composta
da bilanci previsionali fondati su assunzioni
presunte di ricavi e sostegno di costi, su stime di
rendimenti economici e raggiungimento del punto
di pareggio su quali fonti di finanziamento ricorrere
per sostenere l’attività/progetto (risorse proprie e mezzi di terzi).
Solitamente il BP termina con una relazione finale a
cui vanno allegati tutti i documenti utili a descrivere
le caratteristiche e la natura del progetto che
riassume tutte le informazioni a supporto e
integrazione di quanto esplicitato nel piano.