Una parola per il 2019: COLLABORAZIONE
 
 
 

a cura di Mascia Mancini

Una parola per il 2019: COLLABORAZIONE


Per il primo numero del 2019 ho pensato di partire dalla parola. Perché dal Paleolitico a oggi, per la conoscenza, la parola è stato sempre lo strumento migliore da cui partire. La parola è una bussola che ci migliorerà la vita se avremo le giuste conoscenze per saperci orientare.
Le parole sono il pilastro della nostra società, della conoscenza e dell’innovazione.
I ricercatori dell’agenzia Ipsos hanno definito che una delle parole più usate del 2019 sarà “Collaborazione”.
Ma cosa vuol dire, cos’è la COLLABORAZIONE? È una domanda che mi pongo spesso ed è un’idea a cui tanti aspirano in questo mondo così social. Collaborazione è una parola gettonatissima in ogni contesto.
Per avere un’idea di cosa vuol dire Collaborazione, un modo di procedere potrebbe essere affidarsi al web, magari provando a inserire qualche chiave di ricerca nella sezione “Immagini” di Google.
I risultati che ne ho ricevuto sono poco convincenti: mani che si stringono, diagrammi che raffigurano una molteplicità di elementi che stanno insieme come i nodi di una rete, persone sedute intorno a un tavolo e che, all’occorrenza, parlano, o guardano uno schermo, o contemplano qualcuno che scrive qualcosa su una lavagna.
Ma queste immagini non mi soddisfano.
Di certo le persone sono un elemento fondamentale della collaborazione e, se prendo in considerazione la mia esperienza diretta, posso sostenere di aver collaborato quando mi sono trovata a lavorare insieme agli altri.
Un'azienda che imposti il proprio lavoro sulla collaborazione avrà ben presto una marcia in più rispetto alla concorrenza perché, come sostiene Michael Schrage, "La collaborazione consiste nel condividere l'azione di creare: due o più persone con caratteristiche proprie interagiscono per creare una comprensione condivisa della materia sulla quale stanno lavorando che nessuno in passato ha avuto o potrà avere in futuro se deciderà di agire da solo".
Collaborando, le persone mettono in comune competenze, conoscenze, talento, informazioni e risorse per raggiungere un obiettivo comune. Il risultato di una collaborazione ben riuscita è qualcosa che prima non esisteva: la soluzione di un problema, una nuova idea, prodotti migliori, un miglioramento del know-how.
Secondo una ricerca di Randstad circa il 70% dei dipendenti di grandi aziende intervistati su questo tema dichiara che la propria performance migliora se il lavoro si svolge in team invece che individualmente.
La collaborazione, però, secondo me non è un qualcosa che si improvvisa ma, al contrario, è un processo ben strutturato e focalizzato sui risultati. Lavoriamo con altri, ad esempio, ma non stiamo collaborando se informiamo i nostri colleghi del fatto che un cliente verrà in azienda la prossima settimana. Preparare, invece, un dettaglio del piano di presentazione delle diverse aree aziendali al cliente, questo sì è collaborare.
La collaborazione parte dalla forma mentis delle persone ma per realizzarsi appieno deve trovare anche il giusto ambiente e i giusti processi.
Termino questo breve editoriale con una citazione di Roosevelt: "Competere è molto utile ma solo fino a un certo punto. Collaborare, invece, è quella cosa che inizia quando finisce la rivalità".